GIOVANNI MAZZI
2019 si è formato come Arteterapeuta presso l’associazione C.R.E.T.E. di Firenze. Nel 2023 ha fondato l’associazione di promozione sociale “Spunto” dove svolge l’attività di arteterapeuta.
Dice dell’arte: “L'arte è terapia personale nella sua dimensione privata ma è anche intervento sociale nella sua dimensione pubblica. Processo creativo che nasce da un concetto su cui esprimo e condivido idee, emozioni, paure, pensieri e angosce. Mi ha sempre affascinato capire quale fosse il pensiero che è alla base della creazione artistica, per questo ho cercato di comprendere i messaggi che sono dietro alle opere d'arte degli artisti del passato e contemporanei, ispirandomi non solo alla pittura ma arrivando fino al fumetto, all'illustrazione e anche alla musica. A livello realizzativo sono partito da un linguaggio figurativo per approdare, dopo un lento processo di trasformazione, ad una dimensione più essenziale; le forme sono state semplificate per una maggiore libertà espressiva e creativa. Nella scelta delle tecniche sono passato dalla pittura a olio a quelle più libere come pastelli, matite, chine che uso su diversi tipi di supporti e materiali.”
Commento di Giovanni Mazzi sul suo lavoro:
IL SILENZIO DELL'ATTESA
I muri possono essere fatti di cemento, di mattoni, di fi lo spinato o di silenzio.
Ma anche se diverso è il loro materiale tutti hanno un carattere in comune; l’incomunicabilità fra le persone.
In questo quadro ho rappresentato la difficoltà che esiste fra gli esseri umani nel trovare un dialogo, il silenzio fra le persone diventa quindi un "muro" dove si infrangono le opportunità di trovare un contatto, il tempo scorre in un silenzio “assordante”, l’attesa diventa alienazione dell’altro che diventa sempre più estraneo, non più umano e quindi non più l’altro con cui dialogare, comunicare o vivere. Viene meno la compassione “il patire con” quindi anche la comprensione dell’altro. Quando questo muro fra singoli inizia a interessare i molti e quindi per espansione arriva a interessare i popoli, allora, il muro di incomunicabilità diventa il seme per guerre, odi e razzismi.
Il silenzio è per la comunicazione ciò che il muro lo è per il contatto, una separazione dai nostri simili.